La storia.

Sin dalla sua fondazione, il Teatro Carani è stato il cuore della vita culturale sassolese. Alla sua storia è dedicato il volume “QB – Quaderni della Biblioteca”, 8, Sassuolo 2012, pubblicato da Incontri Editrice, dal quale pubblichiamo la seguente sintesi. “Il Cinema Teatro Carani fu costruito nel 1930 su committenza dei cugini Mario ed Eugenio Carani, che affidarono il progetto all’Ingegnere edile Zeno Carani; costruito in soli 10 mesi, il progetto edilizio prevedeva ampio uso di cemento armato, novità rilevante per l’epoca, sia nella costruzione delle gallerie a sbalzo che nelle capriate reticolari della copertura, ospitante, tra l’altro, una cupola apribile per il raffrescamento estivo della sala; opera grandiosa per il periodo, aprì i battenti il giorno di Natale del 1930, nel plauso generale di stampa e pubblico che salutò la presenza a Sassuolo di una elegante sala che poteva ospitare fino a 1600 posti a sedere, posizionandosi tra le più ampie della Regione (la città nel 1931 aveva 11.633 abitanti).

Un volantino inaugurale del Teatro rivela lo spirito del tempo: “il 25 dicembre 1930 si apre al pubblico il nuovo grandioso Teatro Carani, vanto non solo di Sassuolo, ma d’Italia. 

D’ora in poi anche il forestiero più esigente vedrà che da noi non abbiamo nulla da invidiare alle città, in questo campo. Il Teatro Carani non vuole essere solo mirabile nella sua costruzione.

Vuole essere e sarà un tempio dell’arte, un centro di svago nobile, di vita, di progresso, al quale affluirà la parte migliore del pubblico, quella che, dopo aver dedicato la giornata all’intenso lavoro, ha ben diritto di riposare e ritemprare lo spirito… per la maggiore prosperità cittadina e della nazione”.
Il Teatro Carani non vuole essere solo mirabile nella sua costruzione. Vuole essere e sarà un tempio dell’arte (…)
Una particolarità costruttiva connota l’edificio ovvero la presenza di tre distinti accessi: uno da viale XX Settembre, uno da piazza Garibaldi attraverso galleria Carani, ed infine l’ingresso su via Mazzini; tale peculiarità connette lo spazio teatrale ponendolo in stretta relazione al cuore del centro cittadino; la vasta sala ha un aspetto assai semplice e lineare, presenta una pianta a ferro di cavallo con due ordini di gallerie piuttosto ampie; al centro del soffitto è posta una singolare cupola apribile ed un monumentale lampadario collocato del 1974 di manifattura muranese. Inizialmente adibito prevalentemente alle proiezioni cinematografiche, fin dal 1931 ha spitato spettacoli teatrali, opere liriche, operette e varietà; nel 1931 il Carani vanta una media di 300 spettatori al giorno e dà inizio ad una spietata concorrenza con l’altra sala teatrale presente all’epoca a Sassuolo, il Politeama, che cesserà l’attività per divenire Casa del fascio.
Le attività di spettacolo al teatro Carani sono proseguite senza soluzioni di continuità fatta eccezione per il periodo bellico, che vide una breve interruzione degli spettacoli limitata al 1944; l’ampio consenso di pubblico che da sempre ha accompagnato le proposte cinematografiche e teatrali del Carani ha visto una crescita esponenziale nel periodo del dopoguerra e soprattutto a partire dai primi anni ‘60, quando il boom economico, produttivo e demografico ha portato con sé, oltre a una maggiore disponibilità finanziaria, una crescita dei consumi culturali e della fruizione sociale dei luoghi di spettacolo. Pur trattandosi di una impresa totalmente privata, la comunità locale ha fin dall’inizio partecipato alla vita del Teatro: già nel 1939 si registra una deliberazione del Podestà di 5.000 Lire quale contributo per spettacoli lirici da tenersi nel Teatro Carani nel 1940.
Il formale ingresso del Comune di Sassuolo nella programmazione delle attività teatrali avviene tuttavia a partire dal 1966, anno nel quale venne costituita la Commissione Teatrale Comunale, con il preciso obbiettivo di costruire una stagione di spettacoli teatrali di elevato livello qualitativo con un rilevante apporto finanziario da parte dell’ente, previa approvazione del programma da parte del Consiglio Comunale; a presiedere la Commissione viene chiamato Roberto Costi, allora 37enne, che l’ha poi presieduta fino al 1975; nei primi anni settanta la Commissione fu rafforzata in senso partecipativo ed estesa a tutte le componenti delle formazioni politiche consiliari; collaboravano con continuità ai lavori della Commissione e alle attività teatrali vari dipendenti del Comune di Sassuolo, Giuliano Bertoni, Giovanni Sola e Roberto Malagoli, che avevano dimostrato particolari attitudini e competenza in materia musicale e culturale.
A partire dai primi anni 70 inizia una fase artistica di grande fervore.

A partire dai primi anni 70 inizia una fase artistica di grande fervore che vede calcare il palcoscenico del Carani da parte di produzioni internazionali e artisti di primissimo piano: Orianna Santunione (Tosca), Anna Moffo (Traviata), Luciano Pavarotti nella Lucia di Lammermoor,

il corpo di ballo del Teatro di Sarajevo, Milva e Gino Bramieri, Strehler, Mirella Freni, Raina Kabaivanska, Giorgio Gaber e molti altri grandi artisti.

L’evento durante la mattina della Befana ha spesso ospitato il coro Zecchino d’oro dell’Antoniano, diretto da Mariele Ventre; nel 71/72 gli spettacoli lirici sono fruiti da una media di 910 spettatori paganti, la prosa ha una media di 718 paganti; L’impegno del Comune nei primi anni settanta si attesta sui 15 milioni di lire all’anno. Nel 1975 il Ministero del Turismo e dello spettacolo riconosce al Comune di Sassuolo, che ha presentato richiesta, un contributo di 5,3 milioni di Lire per lo svolgimento di due recite liriche al Teatro Carani. In questi anni le attività del teatro si estendono: il Foyer del Teatro viene allestito per ospitare esposizioni d’arte, che si avvicendano attestando, al 2007, la realizzazione di 280 esposizioni monografiche; nel 1972 vengono realizzate le prime rappresentazioni organizzate appositamente per le scuole, riconoscendo la funzione educativa del Teatro; tale attività è proseguita per tutte le stagioni successive, consentendo una crescita dell’affezione e alla frequentazione del teatro nelle giovani generazioni. A partire dal 1 gennaio 1971 Roberto Costi, grazie alla stima acquisita alla guida della Commissione Teatrale Comunale e all’esperienza gestionale maturata alla direzione del cinema Astra, viene chiamato dalla famiglia Carani alla direzione dell’omonimo Teatro, che manterrà fino al 2007.
I primi anni 80, al di là delle imponenti celebrazioni per i primi 50 anni del teatro Carani con in corposo programma culturale di oltre 30 spettacoli, segnano un periodo di decremento delle attività teatrali e cinematografiche in città, nonché le prime difficoltà di natura economica, legate all’enorme incremento dei costi delle produzioni teatrali e liriche; motivo per cui l’ultima opera integrale viene rappresentata al Carani nel 1975, sostituita da versioni ridotte delle opere, degli organici e delle imponenti scene; negli stessi anni (1974/75) viene anche avviata la costruzione di un cartellone teatrale comprensoriale tra i 4 comuni modenesi del distretto ceramico allo scopo di contenere i costi, poi abbandonata. Nel 1980 anno del cinquantennale di fondazione si registra la realizzazione, all’interno del teatro, di un incontro di boxe. A partire dai primi anni 2000 si assiste a una ripresa dell’interesse e della frequentazione delle consistenti e consolidate attività teatrali, articolate su numerosi generi e tipologie differenti di spettacolo; non viene mai meno la partecipazione economica dell’amministrazione comunale di Sassuolo alla realizzazione della stagione teatrale, unico contenitore teatrale in grado di ospitare una vera e propria stagione teatrale oltre alla ordinaria programmazione cinematografica che si è tenuta senza soluzioni di continuità fino all’ultima proiezione tenutasi nel 2011.